
Ma la verità è che il Billionaire non aveva più clienti, e dunque chiude per fallimento il covo della pacchianeria italiana. Ce ne ricorderemo di quest’antropologia che ha dominato il Paese negli ultimi venti anni e che esce di scena insieme all’idea che il farabutto è una risorsa. E speriamo che anche i nostri colleghi cortigiani, quelli che fecero un genere dell’elogio del mascalzone furbo, capiscano quanto era povera e servile quella loro tesi compiaciuta sulla magnifica stoffa del figlio di puttana.
Per anni ci è parsa ributtante l’idea che Briatore fosse la versione italiana del maudit, della simpatica canaglia alla Belmondo e che ci fosse il “genius loci” di un’Italia vincente e spiritosa nell’esibizione delle panze da abbuffata, nel brum brum sulla Porsche, nelle donne rifatte, nel turpiloquio da caserma ma anche nelle truffe finanziarie del falso capitalismo: capitali immaginari e crediti millantati. Questa robaccia che si impose con spavalderia non è stata mai anticonformismo ma sempre e solo patacca conformista. Nacquero, quelli del Billionaire, come riproposta farsesca delle atmosfere della Dolce vita e del Sorpasso, ma senza la dimensione romantica dell’Italia del boom né tanto meno l’ironia intelligente di Fellini e Dino Risi. E si capì che il loro destino era segnato già nella parodia di Panariello: tutti vedevamo che, come nel caso di Cetto Laqualunque, era al di sotto della realtà.
Pensate: Briatore, nonostante il fallimento, sogna ancora di potersi imporre come modello. Leggo che prepara il suo debutto in un reality nel quale insegnerà a tanti poveri aspiranti Briatore come diventare capitalisti e squali, come farsi ricchi e fregare il prossimo. Nonostante il botto finale, Briatore dunque vuole una cattedra di pescecane. Visto come gli è andata, è come se Schettino si mettesse a insegnare l’arte del comando. Ovviamente lo so che la volgarità non si esaurisce con Briatore, che le sue vie sono infinite. E però…: Briatore e le sue macchine, Briatore e i suoi trucchi esibiti, Briatore e la sua socia Santanché, Briatore e il rullio dello yacht che addormenta il bambino, Briatore e i buffi spocchiosi riccastri di Porto Cervo, Briatore e l’Italia sardoestiva alle ostriche, allo champagne e 43 metri di barca…
Oggi intanto finisce Briatore. E speriamo che da domani, a valanga, scoppieranno tutte le altre rane che volevano fare i buoi.
( di Francesco Merlo pubblicato il 14/06/2012 su Repubblica )
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